Cere
Tutti i giorni siamo a contatto con diversi tipi di cere, ma cosa si intende chimicamente per cere?
Le cere seno dei composto organici, e precisamente sono degli esteri alcolici di acidi grassi a catena lunga aventi da 14 a più di 36 atomi di carbonio. Sono esempi di cere il cerotico e il melissico. In generale le cere sono sostanze termoplastiche perché diventano facilmente trasformabili se sottoposte a calore.
Quanti tipi di cere possiamo distinguere?
Le cere possono essere di due tipi:
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Naturali: possono essere di origine animale, vegetale o minerale. Tra queste distinguiamo:
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Cera d’api:è una sostanza prodotta dalle api dopo aver tolto il miele dalle favi le celle esagonali vengono fuse in acqua calda. Dopo il riscaldamento si ottiene un disco di cera che viene direttamente messo in commercio.
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Cera gialla (o vergine): è una cera di tipo animale e ne esistono diverse qualità come quella italiana e di Borgogna.
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Cera bianca: è la cera gialla sbiancata tramite diversi procedimenti. Per lo sbiancamento vengono utilizzati metodi chimici con ozono, acqua ossigenata o soluzioni solforiche.
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Cera di pressione: si ottiene spremendo i residui della fusione degli alveari. Rappresenta un prodotto secondario e scadente.
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Cera di estrazione: si ottiene estraendo con dei solventi la cera contenuta nei residui della fusione degli alveari. Anche questa ha una qualità scadente e generalmente piena di impurità.
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Cera carnauba: si trova sotto forma di polvere fine sulle foglie di alcune piante. Ha un colore variabile, dal grigio al giallo, un odore sgradevole e allo stato grezzo contiene molte impurezze. È dura ma più fragile della cera d’api.
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Cera del Giappone: non è una vera cera, si estrae da frutti molto diffusi in Cina e Giappone. Viene spesso aggiunta alla paraffina per aumentare il potere adesivo.
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Cera candelilla: prodotta da una pianta erbacea che abbonda in Messico, che in tutte le sue parti è rivestita da un piccolo strato di cera.
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Burro di cacao: non è una vera cera ma una miscela di gliceridi e di acidi grassi superiori. Si estrae dai semi di cacao. Viene impiegato come sostanza contro la disidratazione.
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Cera damma: è una resina ricavata dalle piante conifere. Viene aggiunta alla paraffina per aumentare la levigatezza e per renderla più compatta.
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Pece greca (o colofonia): è il residuo solido che si si ottiene dalla distillazione di liquidi resinosi, detti tremetine.
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Paraffina: è contenuta nei petroli, ma si ricava dalla distillazione di alcune ligniti o pezzi di rocce cristalline. Essa si ottiene anche dalla ozocherite per distillazione.
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Ozocherite: è conosciuta con il nome di cera fossile o paraffina nativa. Si trova nelle vicinanze di giacimenti di petrolio ed è contenuta nella roccia del terreno.
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Ceresina: può essere considerata ozocherite purificata, si ottiene, infatti, sottoponendo l’ozocherite a un trattamento di raffinazione con acido solforico.
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Cera montana: si estrae da alcuni tipi di lignite della Sassonia. Si ottiene seccando ligniti ridotte in pezzi e trattandole con benzolo.
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Cere microcristalline: sono formate da miscele di idrocarburi a elevato peso molecolare.
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Artificiali: sono ottenuti tramite il miscuglio di altre cere compatibili fra loro. Le cere artificiali sono preferite a quelle naturali perché uniformi nel contenuto e quindi più stabili.