Protesi combinata o mista
Cosa si intende per protesi combinata, detta anche protesi mista?
È una protesi parziale mobile che per ancorarsi ai pilastri della porzione fissa impiega dispositivi diversi dai ganci. Questi dispositivi possono essere realizzati in laboratorio ma richiedono una notevole abilità di costruzione. Possono inoltre anche essere reperiti in commercio come parzialmente fabbricati. Gli attacchi di precisione sono formati da una parte femmina, detta matrix e una controparte maschio, detta patrix, la zona di contatto è detta superficie di frizione. La forma di matrix e patrix varia a seconda della funzione che l’attacco deve svolgere. Il comportamento degli attacchi deve essere tollerabile alle sollecitazioni, il che dipende dal numero di pilastri utilizzati. L’adesione tra matrix e patrix è a volte mantenuta tramite dei congegni ritentivi attivi, come sfere o tacche in rilievo, o tramite congegni ritentivi passivi, che sfruttano l’attrito delle superfici frizionanti.
Gli elementi di congiunzioni tra parte fissa e mobile si classificano in:
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Attacchi rigidi intracoranali: si applicano all’interno della corona e vengono fissati l’uno all’atro rigidamente, senza alcuna possibilità di movimento se non quella relativa all’inserimento o disinserimento della protesi. I più utilizzati dispositivi di questo gruppo sono:
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Attacco di Stern G/A: il patrix ha una forma di trave ad “H” ed è munito di blocchi di ritenzione a forma di coda di rondine, il matrix presenta una forma complementare.
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Attacco Ancra: è simile al precedente ma con effetto ritentivo migliorato da fessure attivabili che si estendono per tutta la l’atezza del patrix.
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Attacco Mc Collum: ha una forma ad “H”; il patrix è dotato di una fessura asimmetrica posta verticalmente.
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Attacco composto Intrax: il dispositivo ritentivo è rappresentato dsa un bottone a pressione sostituibile, posto sul patrix, che ha una forma a cono rovesciato.
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Attacco a incastro cilindrico: la ritenzione è assicurata solo dall’attrito tra le superfici di patrix e matrix. Questo dispositivo è utilizzato per la riabilitazione di gruppo frontale.
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Attacchi rigidi extracoronali: si applicano all’esterno della corona, mimetizzando la parte più ingombrante all’interno della porzione protesica mobile. I più utilizzati sono:
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Attacco Ancorvis extracoronale ritentivo: la funzione ritentiva è esercitata da un dispositivo a molla con relativa vite di arresto.
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Attacco Conex di Spang: la funzione ritentiva è esercitata da un perno attivabile a vite.
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Cerniere: sono attacchi mobili che consentono il movimento a cerniera. In una protesi dove vengono integrate due cerniere e le relative selle, gli assi centrali devono appartenere a una stessa retta. I dispositivi più utilizzati sono:
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Attacco Bi-Nat:privo di elemento di ritenzione ed è impiegato come semplice attacco rigido oppure come attacco cerniera munito di stabilizzazione trasversale del patrix e del pilastro.
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Attacco F.M.Normo: il patrix incorpora un dispositivo ritentivo a molla e bottone.
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Cerniera P.R (Pini- Romagnoli): la matrix incorpora in un alloggiamento cilindrico un dispositivo ritentico a scatto, composto da un pulsante , una vite e un gommino che funge da molla.
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Ammortizzatori: sono attacchi mobili che possono effettuare rotazioni verticali, orizzontali, traslazioni verticali, trasversali e antero-posteriori.
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Bilanciatori: sono attacchi mobili e separabili. Presentano scarsa tollerabilità ai carichi pressori. Richiedono, però una limitatà disponibilità di spazio, e si applicano tra le corone. I più importanti sono:
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Attacco di Spang: formato da doppia ritenzione. Si impiega per ancorare trasversalmente una sella rigida a un ponte situato nel lato opposto.
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Attacco sferico tipo Roach: è un attacco mobile, con forma a perno e testa sferica.
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Barre: sono dispositivi da applicare in spazi intermedi. La loro robustezza è in relazione all’estensione dell’edentulia da trattare e alla sezione delle barre stesse. Questi dispositivi non devono interferire con i tessuti molli sottostanti e l’azione risulta tanto più stabile quanto maggiore sono gli elementi pilastro legati tra loro. Sono elementi che appartengono a questo gruppo:
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Barra Ancorpress: il patrix è a forma di “T” e la matrix a forma di “U” alla quale è applicato un dispositivo ritentivo a molla con fermo a vite.
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Barra con profilo a U: il patrix ha una forma rettangolare a pareti parallele, le quali si uniscono per frizione alla matrix a forma di “U”.
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Barra di tipo statico munita di dispositivo a bottone:il patrix è dotato di un supporto di base a vite che lo rende intercambiabile, la matrix è ospitata nella barra rettangolare e risulta a forma di cono rovesciato.
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Barra Dolder: tra il patrix e la doccia che funge da matrix è posto un distanziatore a profilo semisferico, che deve essere tolto dopo il montaggio per lasciare uno spazio libero tra la barra e la doccia.
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Dispositivi da applicare su cappette radicolari: si applicano per mezzo di saldature o per sovrafusione a perni intraradicolari in riabilitazione di tipo mobile. I più utilizzati sono:
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Attacco cilindrico a bottone di Rothermann: il patrix è formato da un bottone caratterizzato da una depressione perimetrale esterna, che viene trattenuto da una funzione di una molla esercitata da un anello aperte presente sulla matrix.
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Bottone ritentivo Ancrofix: il patrix è un bottone ritentivo inercambiabile. La matrix incorpora un anello plastico, intercambiabile, che offre la ritenzione.
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Attacco Introfix: il patrix è intercambiabile ed è attivabile a mezzo di una fessura longitudinale.
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Viti: sono dispositivi utilizzati per bloccare particolari protesi a ponte inamovo-amovibili oppure la matrix di parti fresate alle quali sono fissati dispositivi di ancoraggio di protesi parziali mobili.
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Dispositivi di ritenzione: permettono la ritenzione delle varie componenti protesiche a doppia struttura e sfruttano dispositivi di attrito o a scatto che impediscono alle due strutture, il patrix e la matrix, di avere delle sporgenze che possono provocarne il blocco.
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Fresaggi: sono sistemi costituiti da una doppia struttura costruite sugli elementi pilastro. Vengono impiegati per l’ancoraggio di parti di protesi parziali mobili, quali ponti mobili, parti mobili di protesi combinate. Si compongono di due parti: una sottostante (preparata creando piani paralleli lungo le pareti di corone protesiche poste sui pilastri) e l’altra detta di controfresaggio, che deve avere una configurazione tale da completare la fisionomia del dente. I fresaggi si possono distinguere in base al loro ancoraggio:
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Fresaggio ad ancoraggio diretto: in questo tipo si impiegano tutte le soluzioni possibili con la sola esclusione delle viti di bloccaggio, perchè essi renderebbero rimovibile la protesi solo da parte dell’odontoiatra. Nella progettazione di deve tenere presente il carico masticatorio sui denti pilastro, considerandone anche lo stato di salute e i movimenti di rotazione e traslazione.
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Fresaggio ad ancoraggio indiretto: vengono usati come ausilio per gli attacchi prefabbricati. Sui pilastri portanti si ricavano attacco, pareti verticali, spalle o altro. Il controfresaggio è unito allo scheletro della zona distale e limita i movimenti indesiderati.
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Corone telescopiche: sono dispositivi di attacco che possono essere combinati in modo variabile con dispositivi di attacco prefabbricati. Esse risultano formate essenzialmente da due porzioni: il patrix , metallico e cementato, e una matrix, complementare al patrix.
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Conometria: è una evoluzione del sistema telescopico che è costituita da particolari corone, composte da un patrix e una matrix che entrano in contatto tra loro solo con le pareti, lasciando un leggero spazio libero tra le superfici. Essi si comportano come due coni inseriti gli uni sull’altro, e lo spazio libero consente di non avere ritenzione.